di Linda Coppi Nel 1870 Peter Karl Fabergé rilevò la casa orafa del padre Gustav fondata a San Pietroburgo nel 1842, legando così il nome di famiglia all’immortalità delle loro opere. Da anni Gustav ed i suoi collaboratori godevano di una certa rispettabilità presso la corte russa, avendo restaurato per la famiglia reale diversi gioielli, ma il gusto raffinato del giovane Peter rivolto sia all’arte italiana che alle tecniche acquisite nei corsi di oreficeria svolti a Parigi, trasformarono il giovane artigiano nel maestro orafo più richiesto d’Europa, conteso tra le committenze della ormai vecchia nobiltà europea e la rampante borghesia industriale sempre più in ascesa. L’esposizione di Mosca del 1898 gli aveva infatti aperto le porte delle case delle famiglie più influenti di Russia, dove veniva introdotto con l’ambito titolo di orafo dello Zar Alessandro III, mentre l’esposizione universale di Parigi del 1900 gli conferì una notorietà internazionale, tanto che l’azienda dalle numerose dovette assumere ben cinquecento dipendenti per le sedi in Russia oltre ad aprire una nuova filiale della Maison Fabergé a Londra. Fu proprio in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi che il grande pubblico europeo poté conoscere ed apprezzare l’oggetto più originale della Maison Fabergé, ovvero le famose uova realizzate per gli Zar Alessandro III e Nicola II, ogni anno in occasione della Pasqua. La tradizione ebbe inizio nel 1885, quando lo Zar Alessandro III decise di regalare un uovo pasquale in oro e pietre preziose alla consorte la zarina Maria Fedorovna. Il suo successore Nicola II proseguì questa usanza, commissionando regolarmente uova di altissimo pregio per sua moglie e sua madre. Le uova, richiedevano un intero anno di lavorazione e prevedevano il contributo di una equipe di artigiani per realizzare i fantasiosi disegni preparati personalmente da Karl Fabergé. Tra il 1885 al 1917 furono 57 le uova realizzate, riconoscibili per l’abilità nel disegno e la ricercatezza delle linee, per l’altissima qualità dei materiali impiegati e la complessa elaborazione, che accosta pietre preziose e semipreziose, mai tagliate a brillante ma a rosetta o a cabochon e trasparentissimi smalti policromi su superfici in oro, argento e platino. Tecniche d’eccellenza che si ritrovano nelle piccole sorprese interne, come la stupefacente carrozza che si cela all’interno dell’uovo ‘’L’incoronazione’’, commissionato da Nicola II in vista della Pasqua del 1897 come dono per la moglie Alessandra Feodorovna in memoria della loro incoronazione avvenuta nell’anno precedente. In poco più di quattro centimetri Fabergé riprodusse fedelmente la carrozza con cui la coppia imperiale raggiunse la cattedrale di Mosca per prendere parte alla cerimonia religiosa. Stessa minuzia fu adottata per le sorprese come uccellini meccanici, miniature, perle ecc. In seguito alla rivoluzione d’ottobre del 1917 Fabergé lasciò la Russia e si trasferì in Svizzera, a Losanna, dove morì nel 1920 e qui i suoi eredi, Alexander e Eugéne, fondarono nel 1924 una nuova azienda, la Fabergé & Cie, che nonostante il prestigio del nome a cui faceva riferimento non riuscì a godere della stessa popolarità e successo sul mercato, chiudendo vent’anni più tardi. Solo dopo la caduta del regime comunista in Russia, gli eredi di Karl Fabergé, riuscirono a riappropriarsi del marchio di famiglia, che nel frattempo era stato venduto e trasferito in America, riaprendo la storica bottega Fabergè di San Pietroburgo, e dove frattanto era cambiato il nome della piazza in cui essa sorgeva, dedicandola a Karl Fabrgé. Dai suoi laboratori ripresero ad uscire le famose uova, molte delle quali realizzate secondo disegni del sapiente artigiano, ritrovati in vecchi archivi. Quanto vale un Fabergè Oggetti unici creati da materiali preziosi e accurata lavorazione, sia le uova che i piccoli oggetti di oreficeria, portano in se un grande valore intrinseco, oltre ovviamente a quello economico. L’uovo intitolato ‘L’incoronazione’’ ha avuto diversi proprietari, sino ad essere venduto a Forbes per 2.160.000 dollari. Nell’ultima asta londinese un pendente in pietra dura, di poco inferiore ai 2 cm di altezza, è stato aggiudicato per circa 11.000 sterline ; mentre un piccolo contenitore in oro e smalti di ca. 6 cm è arrivato a 11.250 sterline. Nel giugno 2011 un pendente in platino e diamanti di ca. 3 cm fu aggiudicato per 15.000 sterline. Mentre il risultato più clamoroso fu toccato, da Christie’s, sempre nella capitale inglese nel novembre del 2007 per un grande uovo su basamento e con orologio e movimento automatico, aggiudicato a 8.980.500 sterline (ca. 14 milioni di euro). Come detto le uova imperiali contano una cinquantina di esemplari noti, molti dei quali conservati in musei o collezioni private internazionali. Per avere un’idea del loro valore, basta pensare che nel 2004 un magnate russo riuscì a riportare in patria ben 9, spendendo circa 100 milioni di dollari!
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